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Bitcoin: Sognando la Luna

Aggiornamento: 21 apr 2021

Viaggio nel mondo delle Criptovalute: miliardari eccentrici, memes, crypto influencers, e la bolla inevitabile.

 

Ormai è sulla bocca di tutti. Dopo essere stato dato per morto innumerevoli volte nel corso degli ultimi dieci anni — l’ultima in ordine di tempo nel marzo del 2021 quando, ad inizio pandemia, vide il suo valore ridursi del 50% nel giro di due giorni scendendo al di sotto dei 4.000 dollari — attualmente viaggia stabilmente intorno ai 60.000 dollari dopo un primo quarto del 2021 che lo ha visto frantumare ogni record. Polverizzato nel Dicembre 2020 il precedente massimo storico di 19.783,26 dollari stabilito nel 2018, ha iniziato un crescendo che lo ha portato a toccare la valutazione attuale ed a raggiungere un Market Cap superiore ai mille miliardi di dollari. Per dare un’idea, il Market Cap di Facebook si aggira intorno agli 870 miliardi di dollari, mentre quelli di compagnie come Visa (circa 500 miliardi di dollari) e JP Morgan (465 miliardi di dollari), a stento raggiungono la metà. Stiamo ovviamente parlando di Bitcoin, da molti definito “l’Oro Digitale”.

"Polverizzato nel Dicembre 2020 il precedente massimo storico di 19.783,26 dollari stabilito nel 2018, ha iniziato un crescendo che lo ha portato a toccare la valutazione attuale ed a raggiungere un Market Cap superiore ai mille miliardi di dollari."

Non è un caso se negli ultimi tempi autorevoli Gruppi Finanziari e Fondi di Investimento internazionali abbiano manifestato interesse nei confronti della valuta digitale. Fra i primi a credere in Bitcoin si annoverano MicroStrategy (piattaforma di Business Intelligence e Analytics in Mobilità), Grayscale (Piattaforma di Investimento in Valute Digitali), i gemelli Winklevoss (già noti per la celebre diatriba con Mark Zuckerberg relativa alla paternità di Facebook) che hanno lanciato l’Exchange Gemini (e come avrebbero potuto chiamarla?), mentre PayPal ha recentemente reso disponibile ai propri clienti statunitensi opzioni di pagamento nelle principali criptovalute (Bitcoin, Ethereum, Litecoin e Bitcoin Cash).


A fornire un’impulso decisivo alla crescita esponenziale di Bitcoin e dell’ecosistema crypto nel suo complesso, è stato però un “late adopter”, certamente il più famoso: Elon Musk, che in attesa di conquistare Marte, ha fatto volare le valute digitali “to the moon”, per dirla con un adagio caro ai Crypto Traders. Nel febbraio 2021, l’eccentrico fondatore di Tesla, dopo aver rivelato di aver acquistato una discreta quantità di Dogecoin (criptovaluta nata per scherzo, di cui si parlerà più avanti), ha annunciato un investimento in Bitcoin pari ad 1.5 miliardi di dollari seguito dalla promessa — mantenuta alcune settimane dopo — di accettare la criptovaluta quale forma di pagamento per l’acquisto di veicoli prodotti dalla sua azienda. La reazione del mercato è stata fragorosa, alimentando una Bull Run partita nell’aprile del 2020 e di cui non si intravede la conclusione. Chissà se il fantomatico Satoshi Nakamoto, il misterioso creatore di Bitcoin, avrebbe mai immaginato che la sua creatura potesse avere un impatto simile?

"Nel febbraio 2021, Elon Musk, dopo aver rivelato di aver acquistato Dogecoin, ha annunciato un investimento in Bitcoin pari ad 1.5 miliardi di dollari"

Quel che è certo è che Bitcoin ha dato il via ad una rivoluzione tecnologica che non riguarda esclusivamente la Finanza. In tempi recenti si è registrato un rapido proliferare di piattaforme blockchain dalle applicazioni più disparate quasi sempre associate a dei “Governance Tokens”, criptovalute che, oltre ad essere scambiabili sul mercato, consentono di partecipare alle attività della Community che le emette. Si va dal Gaming ai Servizi Assicurativi, passando per i Marketplaces, fino alle nuove forme di Arte Digitale rappresentate dai Non Fungible Tokens (NFT).


Proliferano inoltre le piattaforme DeFi (contrazione di “Decentralized Finance”), in particolare gli Exchange, che in alcuni casi hanno dato adito a spinose controversie data la loro natura totalmente decentralizzata e priva di organi di garanzia che ha favorito truffe miliardarie, definite in gergo “rug pull”.


Gli NFT meritano un discorso a parte, anche alla luce delle cifre da capogiro che ruotano attorno a questo nuovo mercato emergente.


Innanzitutto, cos’è un NFT, ossia un “Non Fungible Token”? La definizione generica lo identifica come “token crittografico che rappresenta qualcosa di unico” e a differenza delle criptovalute non è scambiabile (e pertanto “non fungibile”). Nell’ambito della Crypto Art gli NFT vengono utilizzati per creare scarsità digitale verificabile e determinare la proprietà intellettuale. In sostanza, è possibile generare opere d’arte digitale in esemplare unico o in numero limitato predeterminato, convertendo il relativo file in un token conforme agli standard supportati dall’ecosistema blockchain (al momento i più diffusi sono quelli riferiti al protocollo Ethereum). Vi è facoltà di convertire in NFT una gran varietà di formati audiovisivi, fra cui jpg, png, gif, mp4, mp3, wav, e così via. Per farlo è sufficiente collegare un Crypto Wallet contenente una piccola quantità di Ethereum, necessaria a sostenere i costi di conversione, ad una delle numerose piattaforme NFT presenti in rete.


La prima Star della Crypto Art è tale Beeple, al secolo Mike Winklemann, la cui opera digitale ”Everydays: The First 5,000 Days” è stata aggiudicata presso la celebre casa d’aste londinese “Christie’s” per la cifra record di 69 milioni di dollari.

Opera NFT di Beeple: Everydays: The First 5,000 Days
Beeple — Everydays: The First 5,000 Days
Banksy: "I can't believe you Morons actually buy this shit"
Banksy — “Morons” (Dettaglio)

Particolarmente controversa la storia legata ad un’altra opera NFT venduta per “appena” 380 mila dollari. Injective Protocol, società statunitense operante in ambito Blockchain e Finanza Decentralizzata, dopo aver acquistato un’opera del celebre Street Artist Banksy, “Morons”, per 95 mila dollari, l’ha convertita in NFT per poi distruggere in diretta streaming la copia fisica originale. In tal modo, l’unico esemplare “autentico” rimasto è quello in formato digitale, il quale è stato rivenduto sul Marketplace NFT “OpenSea”. Per la cronaca, l’opera in questione si intitola “Morons”, che in inglese significa “Idioti”…

Banksy - "Morons" dato alle fiamme
Banksy - "Morons" dato alle fiamme

La distruzione di opere d’arte tangibili in favore di una transizione ad opere d’arte digitale intangibili, non rappresenta però l’aspetto più bizzarro dell’Universo NFT. Attraverso la piattaforma “Valuable”, ad esempio, è possibile comprare…tweet! Su “Valuable” si possono infatti presentare delle offerte ed acquistare gli NFT dei “cinguettii” pubblicati sulla piattaforma creata da Jack Dorsey, il quale ha incassato la bellezza di 2.9 milioni di dollari dalla vendita del primo post mai apparso su Twitter, il cui testo è: “just setting up my twttr”.

Il primo Tweet della Storia
Il Tweet da 2.9 milioni di dollari di Jack Dorsey

La NFT Mania ha coinvolto anche il mondo dello sport: se sulla piattaforma “Sorare” è possibile collezionare NFT raffiguranti celebri calciatori — alla stregua degli Album Panini amati dalle generazioni precedenti — su “NBA Top Shot”, che promuove i propri prodotti con lo slogan: “Own The Moment” (“possiedi il momento”), è possibile assicurarsi NFT delle azioni di gioco delle partite di Basket NBA: per inciso, il token di una schiacciata di Lebron James è stato venduto all’asta per la bellezza di 387.600 dollari.


Alla luce di quanto descritto, non sorprende che una criptovaluta nata per gioco nel 2013 abbia raggiunto una capitalizzazione di mercato di oltre 32 miliardi di dollari. Si parla ovviamente di Dogecoin, la valuta promossa un po’ per scherzo, un po’ per interesse, da Elon Musk, e che negli ultimi mesi ha fatto registrare un incremento di valore superiore persino a quello di Bitcoin e delle principali criptovalute.


Creato dagli sviluppatori Billy Markus e Jackson Palmer, nelle intenzioni Dogecoin intendeva essere una “Meme Coin”, una sorta di parodia del più celebre Bitcoin. Il logo del token presenta l’immagine di un cane di razza Shiba Inu ripreso da un Meme (il “Doge Meme”, per l’appunto) estremamente popolare nel 2013, sormontata da una vistosa “D”. Successivamente, attorno a Dogecoin venne a crearsi una community molto attiva, e la valuta conobbe un inatteso successo protrattosi fino al 2018, anno in cui ebbe inizio quel che è ricordato come “Crypto Winter”, ciclo di mercato in cui si registrò un crollo sostanziale delle valutazioni delle principali criptovalute e la scomparsa di altre. A quanto sembra neanche i creatori del token — che da circa due anni hanno sospeso lo sviluppo del progetto — nutrivano particolari aspettative sulla sorte della loro creatura, al punto che uno dei co-fondatori, Billy Markus, ha raccontato di aver venduto tutti i propri Doge nel 2015 per acquistare una Honda Civic usata. Elon Musk era ancora lontano.

"Uno dei co-fondatori di Dogecoin, Billy Markus, ha raccontato di aver venduto tutti i propri Doge nel 2015 per acquistare una Honda Civic usata"

Ma al di là dell’ “hype” conseguente alla clamorosa impennata delle quotazioni di Bitcoin e delle sue “sorelle”, cosa ha contribuito ad alimentare la corsa alle crypto? A questo punto entra in gioco quello che agli occhi degli osservatori appare come un vero e proprio “circo”, il cui principale palcoscenico è la piattaforma Twitter.


Il cosiddetto “Crypto Twitter”, come viene definito dagli addetti ai lavori, è un eterogeneo carrozzone che vede a bordo pseudo Trader, sedicenti Crypto-Influencers, e personaggi pittoreschi fra i quali si annoverano Modelle, Pornostars e Artisti in declino, tutti accomunati da un dichiarato interesse per le criptovalute.


Al grido di “buy the dip” (tradotto maccheronicamente: “acquista i ribassi”), personaggi dagli alias bizzarri quali “CryptoBull”, the “Wolf of All Streets” e “Crypto Yoda”, solo per citarne qualcuno, e VIP annacquati che non hanno trovato posto nemmeno nel più infimo Reality Show (ultima in ordine di tempo, Paris Hilton), dispensano quotidianamente consigli per gli investimenti, cercando di far leva ed alimentare l’avidità dei loro followers con acrobazie dialettiche, tecniche di PNL, e spudorata enfasi, accompagnate spesso da qualche mastodontica bufala.

Anthony Pompliano ed il Bitcoin "Green"
Anthony Pompliano ed il Bitcoin "Green"

Accade così che grazie a tale Anthony Pompliano, alias “Pomp”, capostipite di una dinastia di Crypto Investors, veniamo a sapere che Bitcoin è una criptovaluta ecologica che rispetta l’ambiente (per inciso: la rete Bitcoin ha un consumo energetico annuo superiore ad una nazione come l’Argentina), mentre l’avvenente britannica “The Cryptomist” ci esorta a dare fondo ai nostri risparmi per acquistare criptovalute dai nomi esotici a dispetto di qualsiasi ribasso perché “if you are selling due to a small dip, then you have a small d**k” (gli anglofoni avranno capito…), informandoci al contempo dell’ingresso nel mercato crypto della Rotschild Investment Corporation, omettendo di specificare che i Rotschild in questione non hanno alcun legame con la celebre famiglia di banchieri.


The Cryptomist - Tweet Small Dip
The Cryptomist - Small Dip
The Cryptomist - Tweet Rotschild
The Cryptomist - Crypto Rotschild...o no?
Tweet Peter Schiff vs. Spencer Schiff
La Guerra degli Schiff

Immancabile il conflitto intergenerazionale, che in questo caso vede opposti Peter Schiff, stock broker statunitense irriducibile sostenitore dell’Oro quale bene rifugio, ed il figlio diciottenne Spencer, rampante “Bitcoin Maximalist” che — lungi dal prestare ascolto alle raccomandazioni paterne — ha scelto di convertire il suo intero portfolio in criptovalute. Gli scambi di tweet infuocati fra i due — ciascuno in difesa della propria visione — sono ormai leggendari.


“Crypto Twitter” si presenta quindi come un universo variegato, popolato da personaggi oscillanti fra fede cieca, manipolazione e ciarlataneria, virtuosi di Programmazione Neurolinguistica e giocatori d’azzardo, in cui ognuno sostiene la propria visione senza mai dimenticare di esagerare. L’unico aspetto che sembrerebbe accomunare tutti gli illustri esponenti di “Crypto Twitter”, sarebbe la loro sovrannaturale abilità nell’acquistare criptovalute ai minimi e rivenderle ai massimi. Gordon Gekko, al confronto, sembra un pivellino alle prime armi.


E così, tra una fase di “FOMO” (“fear of missing out”, paura di perdere l’opportunità) ed una di “FUD” (“Fear, Uncertainty and Doubt”, paura, incertezza e dubbio), va in scena un Circo Barnum che potrebbe risultare anche divertente, se non fosse che non pochi sprovveduti abbocchino all’amo e seguano alla lettera previsioni affidabili quanto gli oroscopi pubblicati sulle riviste di gossip, spesso con conseguenze catastrofiche. Anche questo, però, fa parte del gioco, ed ha contribuito in maniera sostanziale a creare interesse verso l’Universo Crypto.


Ma dove stanno andando Bitcoin ed il Mercato Crypto in generale? Difficile dirlo. A differenza di altre riserve di valore quali ad esempio i metalli preziosi, le criptovalute non hanno alcun asset o garanzia sottostante, e l’aumento di valore deriva dalla presenza di un flusso di acquirenti in grado di garantirne il prezzo. Relativamente a Bitcoin, va inoltre tenuto presente che poche migliaia di soggetti detengono oltre il 40% delle risorse complessive, dando origine ad uno schema piramidale suscettibile di manipolazioni. Quanto all’utilizzo come forma di pagamento, sembra assai improbabile che possa trovare ampia applicazione in considerazione dei lunghi tempi richiesti per completare le transazioni, ed anche i “Bitcoin Maximalist” più agguerriti ne hanno dovuto prendere atto, asserendo che Bitcoin va considerato essenzialmente una riserva di valore. Oltretutto si correrebbe il rischio di finire come il "povero" Laszlo Hanyecz, che il 22 maggio del 2010 effettuò il primo pagamento registrato in criptovaluta, acquistando due pizze presso la famosa catena Domino's Pizza per l'importo di 10.000 Bitcoin: al cambio attuale circa 600 milioni di dollari, decisamente le pizze più costose della Storia. Da allora, ogni 22 maggio, la Crypto Community celebra il "Pizza Day" per ricordare lo storico evento.

"Il 22 maggio del 2010 Laszlo Hanyecz effettuò il primo pagamento in criptovaluta, acquistando due pizze per l'importo di 10.000 Bitcoin: al cambio attuale circa 600 milioni di dollari, le pizze più costose della Storia."

In concreto, il valore di Bitcoin si fonda sulla convinzione degli investitori che il prezzo continuerà a crescere all’infinito, e fino a questo momento i cosiddetti “hodlers” (storpiatura di “holder”, termine che designa coloro che continuano a detenere criptovalute a prescindere dalle oscillazioni di mercato) hanno avuto ragione. Le incognite, però, riguardano il lungo termine. Se da un lato i “Massimalisti” sostengono che Bitcoin possa arrivare a valere 1 milione di dollari, dall’altro i detrattori — capeggiati dall’irriducibile “gold bug” Peter Schiff — vedono nel Mercato Crypto un gigantesco Schema Ponzi che avrà come epilogo l’azzeramento della criptovaluta regina. Per sapere quale delle due tesi sia corretta, bisognerà attendere che il Mercato risponda alla domanda che anche gli “hodlers” di lunga milizia si pongono: “Qual è il prezzo giusto?”. Ai posteri l’ardua sentenza.

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